Non dimentichiamoci del processo civile e penale
La sentenza della Cassazione costituira' certamente il principale argomento di discussione delle prossime settimane, gli interessi in gioco sono determinanti ad ogni livello, di immagine, di credibilita', di carriere, etc. Il grande rischio e' che pero', nel frattempo, possano finire in secondo piano due problematiche di non minore rilevanza ed attualita', ossia le riforme del processo penale e civile. Sul fronte del processo penale la approvazione della normativa sulla prescrizione ha posto un punto che poi tanto fermo non e'. Tutto l ' ambiente giuridico-forense, magistratura compresa, si e' infatti detto contrario a questa modifica voluta dal Governo. Il Ministro Bonafede ha spiegato che la norma sulla prescrizione approvata col ddl entrera' in vigore da gennaio del 2020 quando sara' approvata la riforma del processo penale, ma e' difficile, anzi impossibile che cio possa avvenire nei termini preannunciati. Il tempo, che e' galantuomo, ci dira' se le sue previsioni troveranno conferma, ma se cosi' non fosse il pregiudizio sarebbe enorme ed il danno irreparabile. Non meno grave, anzi per certi versi kafkiana, e' la preannunciata riforma del processo civile, di cui si e' letto in un documento non ufficiale ma comunque riferibile al discastero. Ormai anche le pietre sanno che se il processo civile nel nostro Paese dura piu che altrove non e' certo per responsabilita' dell'avvocatura. E ' fatto notorio che il vero vulnus del processo civile quanto a lentezza e' rappresentato dalla fase della decisione e su questo punto anche il nuovo progetto di riforma nulla di molto diverso prevede, come del resto e' logico che sia, visto che i suoi padri non sono certo gli avvocati. Purtroppo va detto ed evidenziato ancora una volta che una delle battaglie mai fatte dall'avvocatura e' stata quella di non aver mai preteso pari dignita' nelle commissioni legislative, dove appunto gli avvocati sono mosche bianche. E dunque non ci si poteva aspettar altro. Si continua cosi' ad intervenire sul rito (sara' ormai la 22-23^ riforma processuale negli ultimi 15 anni), come se bastasse contrarre ulteriormente la attivita' istruttoria per far durare meno il processo, laddove il vero collo di bottiglia, il punto dove tutto rallenta fino quasi a fermarsi, resta la fase decisionale. Nulla o quasi cambiera' introducendo il giudizio col ricorso piuttosto che con la citazione, atteso che gia ora in molti uffici giudiziari la fissazione delle udienze va ben oltre i termini codicistici. Come pure irrilevante o quasi, in termini di tempo ma purtroppo non di garanzie difensive, sara' l'ulteriore restrizione della fase istruttoria. La realta' e' che e' impossibile pensare di migliorare lo stato dell ' arte sempre con riforme a costo zero, intervenendo solo e soltanto sul processo. Ci? che e' mancato e che continuera' a mancare (si parla ora anche di blocco di assunzioni nel settore pubblico fino a novembre 2018) sono le risorse, umane e finanziarie, e riforme strutturali. Col personale amministrativo sempre piu ridotto all'osso a causa dei pensionamenti, con un numero di magistrati sempre sotto organico (oltretutto pari alla meta' rispetto ai valori UE), e' irreale sperare in un giusto processo con tempi rapidi. La politica fin qui portata avanti dai vari governi nell ' ultimo ventennio e' stata caratterizzata da meri intenti deflattivi, scoraggiando il cittadino dal rivolgersi alla giustizia statale, rendendola a tal fine economicamente insostenibile, insomma facendone sempre piu una giustizia di censo. E questo progetto purtroppo va nella stessa direzione, il vero sconfitto e' l'utente non abbiente. Quanto all ' avvocatura, lascia sconcertati il disinteresse di gran parte dei colleghi verso queste problematiche che pure andranno ad incidere profondamente sul futuro della professione. Ci vorrebbero prese di posizione ben piu forti sia da parte delle istituzioni che della base per evitare questa progressiva agonia del processo civile. Ma a quanto pare tutto cio importa a pochi, salvo poi lamentarsi in molti a cose fatte.