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C ' era una volta la prescrizione

C ' era una volta la prescrizione Nell ' ottobre appena trascorso sono emerse due importanti novita' per quelli che usiamo chiamare operatori della Giustizia e che dovrebbero tornare a essere e ad avere l ' orgoglio di farsi chiamare "giuristi", come ancora usano i colleghi francesi. Dal Congresso di Catania in poi il Ministro di Giustizia ha cominciato a sollevare il velo dal progetto di riforma del rito civile. Volendo individuarne i principi ispiratori, a suo dire sarebbe necessaria una maggiore flessibilita', oggi ostacolata dalla predeterminazione dei poteri del giudice e delle parti, in realta da riservarsi solo alle cause piu articolate, come accade in tutti gli altri ordinamenti. L ' ideale a suo dire sarebbe un unico rito ispirato ai principi del case management e della proporzionalita'. L ' altra novita' riguarda il processo penale e viene da un emendamento al ddl Anticorruzione per bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio presentato in commissione Giustizia alla Camera e preannunciato sempre dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Sono due modifiche profonde dell ' Ordinamento, entrambe rispondenti alla visione dei problemi della Giustizia propria dell ' ANM. Nel civile, infatti, un rito ispirato ai principi del case management e della proporzionalita' equivale ad un processo nel quale non sara' piu data garanzia di concessione di termini per istanze istruttorie o per chiamata in causa di terzi, dando cosi' forza di legge ad una tendenza, recente ed ancora non ugualmente consolidata, della giurisprudenza (ad es. sulla discrezionalita' dei termini ex art. 183 cpc). Nel penale, l ' ANM ha sempre sostenuto che la attuale disciplina della prescrizione incentiva le impugnazioni e questo ha allargato sempre piu il novero delle pronunce di inammissibilita' le quali, soprattutto nel giudizio di Cassazione, cristallizzano le sentenze di merito e rendono irrilevante, agli effetti del maturare della prescrizione, il tempo trascorso fra queste e la decisione di legittimit?. L ' idea del Ministro e', dunque, che il condannato in primo grado rinuncera' ad impugnare percha', con la sospensione della prescrizione, non potra' sperare che l?assoluzione gli venga dal semplice trascorrere del tempo. Il Ministro, e con lui chi sostiene questa tesi - che pure afferma di avere a cuore la tutela delle vittime troppo spesso vanificata dalla prescrizione - non sembrano essersi posti il problema dell ' inevitabile dilatarsi dei tempi del processo penale, che derivera' dal venir meno dello sprone costituito, per la diligente quasi totalita' della Magistratura, del compiersi della prescrizione. Dilatazione dei tempi che costringera' non solo gli imputati, ma anche le vittime a soffrire piu lungamente la pena del processo. Il Sole 24 Ore del 22 ottobre aveva riportato i dati salienti del settimo rapporto della Commissione europea per l 'efficienza della giustizia del Consiglio d?Europa (Cepej), dal quale risulta che, quanto a giudici togati, l ' Italia e' molto al di sotto della media che vede 22 magistrati per 100mila abitanti. Nel nostro Paese ce ne sono invece 11. Quanto ai giudici onorari le cose vanno anche peggio. Allora e' inevitabile concludere che, piuttosto che ridurre gli spazi della attivita' difensiva, come si sta facendo rendendo discrezionali e non obbligatori i termini concessi agli avvocati nel processo civile o perseguendo l ' obiettivo di scoraggiare le impugnazioni, sarebbe assai piu' opportuno accrescere il numero dei giudici. Se anche e' vero - come abbiamo sentito dire in un recentissimo convegno da un giovane e brillante Magistrato - che il carico di lavoro per un giudice italiano e' un multiplo di quello di un giudice tedesco, la soluzione non puo' ricercarsi nella compressione dei diritti, che sfiora e talora attinge la violazione dell?art. 24 Cost., ma deve trovarsi in una maggiore offerta di Giustizia. Pare del tutto illogico e comunque contraddittorio che chi si dichiara paladino dei diritti dei cittadini venga poi a prospettare riforme che ne comprimono l ' esercizio. E' tempo che il Ministro e l ' Avvocatura non ricerchino occasioni di incontro puramente formali e formali costituzionalizzazioni di ruoli, ma piuttosto collaborino affinche' - non relegando gli avvocati a ruoli ancillari, nei quali subiscono il processo invece di condurlo e si trovino nuove forme di partecipazione attiva della Avvocatura alla soluzione del controversie. Bona fides praesumitur e non vorremmo che le novita' di ottobre ne costituiscano la prova contraria. (G.A.)

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