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Avvocati prossimi alle urne in tutta Italia per il rinnovo dei Consigli degli Ordini Forensi e del CNF.

Avvocati prossimi alle urne in tutta Italia per il rinnovo dei Consigli degli Ordini Forensi e del CNF. A Pescara si voterà il 23 e 24 gennaio, date fissate col provvedimento adottato dal Presidente del COA Avv. Donato Di Campli in conformità agli artt. 3 e 4 del Regolamento Ministeriale emanato col decreto 170/2014. In relazione al numero di avvocati iscritti, il numero complessivo degli eleggibili sarà 15, di cui almeno un terzo da assicurare al genere meno rappresentato. Le candidature dovranno essere presentate almeno 10 giorni prima dell'inizio delle operazioni elettorali e potranno essere sia individuali che in forma di lista. Va peraltro detto che potrà esserci il rischio che le elezioni vengano sospese o rinviate se il TAR Lazio dovesse disporlo a seguito dei ricorsi presentati da più parti, diretti ad inficiare la validità del Regolamento. A ricorrere sono stati in primo luogo l'ANAI, Associazione Nazionale Avvocati Italiani, di cui è presidente Maurizio De Tilla e l'ANF, Associazione Nazionale Forense, cui si sono poi associati vari altri organismi rappresentativi della categoria. E dunque ora c'è attesa per le decisioni che il TAR andrà a prendere, in particolare in ordine alla richiesta di sospensiva dell'applicazione del Regolamento elettorale e dunque delle votazioni. "E’ una decisione che si è resa inevitabile - ha commentato Ester Perifano, Segretario Generale dell'ANF - in quanto il regolamento è una sorta di ‘Italicum’ in salsa forense, di cui ripropone le storture, con candidature calate dall’alto e meccanismi che favoriscono le maggioranze bloccate. Per l'ANF è grave e preoccupante che il Ministero della Giustizia non abbia inteso ascoltare i pareri delle associazioni forensi e addirittura quelli delle Commissioni Giustizia del Senato e della Camera, ed abbia invece fissato delle regole che contrastano in modo palese con la legge di riforma forense oltrechè con i princìpi costituzionali della rappresentanza. La riforma – chiarisce Ester Perifano - prevede che ciascun elettore possa esprimere un numero di voti non superiore ai due terzi dei consiglieri da eleggere e richiamando l’art.51 della Costituzione dispone che almeno un terzo dei consiglieri eletti appartenga al genere meno rappresentato. Consente che la disciplina del voto di preferenza debba prevedere la possibilità di esprimere un numero maggiore di preferenze se destinate ai due generi. L’errore di fondo del regolamento ministeriale, per questo illegittimo , è ritenere che il limite indicato sia un limite minimo, mentre è del tutto evidente che si tratta di un limite massimo. Questo regolamento elettorale capestro, inoltre, favorisce il voto di lista, che consente di votare in blocco con un ‘click’ la totalità dei candidati. Viene azzerata la tutela del voto limitato e stroncate le candidature singole, che rifiutando gli accordi ‘di corrente’ potevano essere portatrici di posizioni libere e autonome”. Ormai imminente, invece, il rinnovo, si fa per dire, del Consiglio Nazionale Forense, previsto per la prossima settimana. Stante il sistema elettorale vigente (ad eleggere i consiglieri sono infatti le rappresentanze degli Ordini forensi distrettuali) è infatti difficile che ci possa essere quel rinnovamento auspicato. Si tratterà dunque di un'operazione di semplice lifting, con qualche avvicendamento dovuto a ragioni anagrafiche, o a rinunce personali, o ad incompatibilità insorte. Cambierà il Presidente, e per la sostituzione di Guido Alpa si fanno i nomi dei vari Mascherin, Perfetti, Pasqualin, per citarne alcuni, tutti espressione dell'establishment attuale. Insomma, non si prevedono sostanziali cambiamenti e conseguentemente non ci saranno grandi sconvolgimenti nella politica forense a livello istituzionale. E questo non sembra essere un segno positivo, viste le discutibili posizioni assunte dal Consiglio uscente su temi ed aspetti essenziali per il futuro dell'avvocatura, ad esempio in tema di specializzazioni, abilitazione alla difesa davanti alle magistrature superiori, società multidisciplinari, etc. Per quanto concerne l'Abruzzo, che ha diritto ad un solo componente CNF, i rumors provenienti dai vari Fori parlano di tre candidature, e cioè quelle di Lucio Del Paggio, già presidente del COA di Teramo e tesoriere CNF uscente, di Sandro Sala, presidente del COA di Lanciano e di Carlo Peretti, presidente del COA di L'Aquila. Decisive saranno le alleanze che si andranno a stabilire, in parte già trovate, tra i vari Ordini locali. Carlo Peretti parrebbe sostenuto dal solo Foro aquilano, e se così fosse avrà poche chances. Sandro Sala potrà contare probabilmente sul sostegno dei COA minori (Vasto, Lanciano, Sulmona) e, chissà, su quello di qualche esponente teatino dissidente. Per Del Paggio sembra essersi realizzata un'alleanza tra Teramo ed Avezzano, il che ne fa il candidato più accreditato, almeno sulla carta. Per lui si tratterebbe, in caso di riconferma, del quinto mandato consecutivo, un vero e proprio record, ma, a prescindere dalle indubbie qualità e dalla grande esperienza della persona, la cosa non può non destare qualche perplessità, in una fase storica in cui pressochè dappertutto si invoca e cerca il rinnovamento, dal mondo della politica a quello dell'economia, etc. Decisivo potrà essere l'orientamento dei Fori di Pescara e Chieti, che non hanno presentato candidati propri. E su Pescara c'è da dire che è a dir poco singolare che il più grande dei Fori abruzzesi debba rassegnarsi a restare fuori dal CNF per un ulteriore mandato (e così siamo a 25 anni di... latitanza, visto che l'ultima presenza risale al 1991 con Peppino De Dominicis). E lo è ancora di più il fatto che non abbia neppure presentato una candidatura, per quanto nel Foro dannunziano non manchino personalità di spicco in grado di rappresentare non meno degnamente l'avvocatura abruzzese. In chiave critica va detto che il dibattito, proprio per le regole elettorali vigenti, e dunque non per responsabilità degli interessati, è purtroppo del tutto o quasi mancato, restando circoscritto a pochi, anzi pochissimi addetti ai lavori, ossia ai grandi elettori (una trentina), lasciando invece estranea la massima parte dell'avvocatura, per nulla coinvolta nelle scelte. Segno evidente di un sistema stantìo, che ha fatto il suo tempo, che andrebbe radicalmente cambiato e che invece continua a condizionare e ritardare il percorso dell'avvocatura verso una forma di più moderna ed evoluta democrazia. La società è in continua fibrillazione, non è certo più quella di 20 anni fa, la nostra professione sta vivendo uno dei suoi momenti più difficili in assoluto ed il suo futuro è caratterizzato solo da grandi incertezze. Gli avvocati, come tanti altri professionisti, sono ormai i veri precari del mondo del lavoro, privi di ogni garanzia, sicurezza e finanche di ammortizzatori sociali. Restare ancorati al passato, a ciò che è stato, legarsi ancora a chi non è riuscito a salvaguardarne ruolo e funzioni, non sembra proprio essere l'investimento migliore. Marcello Pacifico, Direttivo Nazionale ANF

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